L'ABITUDINE a mangiare hamburger ben cotti e bistecche abbrustolite
potrebbe tradursi in un rischio più elevato di sviluppare un tumore
aggressivo alla prostata. A dare la cattiva notizia agli amanti di
griglia e barbecue è uno studio condotto dal dipartimento di Urologia della University of California di San Francisco, pubblicato sulla rivista PloS One.
Secondo i ricercatori, chi consuma grandi quantità di carne rossa molto
cotta avrebbe il doppio delle possibilità di ammalarsi di questo tipo
di tumore.
E’ una di quelle cose che si sa ampiamente, che ciclicamente viene
ripetuta e che talvolta avvia buoni propositi da parte di chi ascolta.
Eppure, ciononostante, la carne continua a rappresentare un elemento
abusato nella nostra dieta. Un abuso che, oltre a presentare problemi di
ordine etico (allevamento intensivo), costituisce un pericolo per la
nostra salute.
Un pericolo quantificato con una certa precisione da più
studi medici: “la carne cotta alla brace aumenta il rischio di cancro al
colon retto del 70 per cento. È dagli anni ’80 che è noto. Il secondo
dato scientifico è che il grasso animale aumenta dell’30 per cento il
rischio di tumore al seno”. A parlare, in un’interessante intervista a
Giornalettismo, è Mario Pappagallo, giornalista scientifico del Corriere
della sera e coautore con l’oncologo Umberto Veronesi di “Verso la
scelta vegetariana”.
E se quella sensazione selvatica, primordiale, della carne alla brace
sembra suggerire una modalità di cottura dopotutto non così dannosa,
ecco che Pappagallo frena: il problema.
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